Il dies natalis augusteo nell’Anatolia romana: permanenza di un evangelio nel III secolo d.C.
Abstract
Un piccolo corpus di iscrizioni greche rinvenute nei pressi di Antiocheia di Pisidia (Anatolia) offre dati preziosi sull’esistenza nel corso del III secolo d.C. di una confraternita religiosa, gli Xenoi Tekmoreioi. Si tratta di lunghi elenchi di sottoscrizioni indicanti le contribuzioni in denarii versate da ciascun membro dell’associazione per gli arredi del santuario o per le pese del culto di divinità come Artemide, Zeus o l’imperatore, venerate secondo un misterioso rituale che prevedeva la conoscenza di un “segno segreto” (tekmor). I confratelli risultano residenti prevalentemente in comunità di villaggio e portano antroponimi di derivazione greca, ma anche romana e talora indigena. Una delle epigrafi, in particolare, rivela come la confraternita avesse scelto nell’anno 238 d.C. il dies natalis di Augusto, il 23 settembre, come il giorno dell’anno più importante per celebrare la propria festa religiosa: questo dato consente di formulare alcune considerazioni sulle eventuali dinamiche di ‘acculturazione’ innescate dalla presenza romana in Pisidia e sulle possibili ‘resistenze’ della cultura locale.
A small corpus of Greek inscriptions found near Pisidian Antioch (Anatolia) provides valuable data on the existence of a religious brotherhood, the Xenoi Tekmoreioi, during the third century AD. The texts consist of long lists of subscriptions indicating the contributions in denarii paid by each member of the association for the vessels of the sanctuary, or for the expenses of the worship of divinities such as Artemis, Zeus or the emperor, venerated according to a mysterious ritual that involved the knowledge of a “secret sign” (tekmor). The brothers are residents mostly in village communities and bring anthroponyms derived from Greek, but also Latin and sometimes indigenous. One of the inscriptions, in particular, reveals how the brotherhood had chosen in the year 238 AD the dies natalis of Augustus, September 23rd, as the most important day of the year to celebrate their religious festival: this information allows us to formulate some considerations on the possible dynamics of ‘acculturation’ triggered by the Roman presence in Pisidia and on the possible ‘resistances’ of the local culture.
Riferimenti bibliografici
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