Infanzia negata e infanzia custodita nel Medioevo: la testimonianza di Gregorio di Tours

Carmelina Urso

Abstract


La società merovingia si caratterizza per un eccezionale tasso di mortalità infantile che le fonti - in particolare le opere di Gregorio di Tours - attestano nonostante la scarsa attenzione riservata ai pueri. La mortalità naturale era aggravata da nuove gravidanze che diminuivano la produzione del latte materno, da malattie letali che la insufficiente farmacopea del tempo non riusciva a fronteggiare, da aggressioni che provenivano talvolta dallo stesso ambito parentale. Si pensi specialmente alle pratiche abortive - resistenti ai severi divieti legislativi - che i sermoni vescovili e i penitenziali non si stancavano di condannare. Epidemie dissenteriche, febbri malariche e tifoidee, morbi di ogni genere erano spesso causati dalle carenti norme igieniche e dallo scarso apporto vitaminico e calorico dell’alimentazione. Gli scritti gregoriani sono così popolati da bambini ciechi e sordi, deformi, artritici, paralizzati, epilettici. Le forme singolari che le contratture muscolari facevano assumere talvolta ai corpi infantili, li trasformavano in fenomeni da baraccone da esporre alla curiosità popolare per trarne un seppur misero guadagno. Le stesse fonti testimoniano nel contempo momenti di vita familiare serena; documentano l’affetto di padri e madri che, con tenerezza, accudiscono ai loro piccoli e -disperati e impotenti davanti alle loro malattie- si rivolgono all’intercessione dei santi per invocarne la guarigione. Né mancano genitori che si preoccupano della preparazione culturale dei bambini affidandoli alle cure di rinomati precettori o, più spesso, offrendoli (o forse piuttosto abbandonandoli) ai grandi istituti monastici laddove avrebbero ricevuto certamente una buona istruzione. Insomma la società altomedievale in realtà non rinnega il puer, ma niente ci induce a sostenere che lo valuti nella sua specificità. Egli “in fin dei conti è un essere ambiguo, allo stesso tempo presente e assente”.

The Merovingian is characterised by an exceptionally high rate of infant mortality that the sources - in particular the works of Gregorio di Tours - attest, nothwithstanding the scarse attention paid to pueri. The number of natural deaths were increased by new pregnancies that caused a drop in the production of maternal milk, fatal illnesses that the drugs of the period were unable to cure and occasional aggressions from parents themselves. Abortion practices too were carried out, disregarding the severe prohibitions imposed by law and the tireless condemnations coming from bishops and prisons alike. Epidemics of dysentery, the ague, typhoid fever and diseases of all kinds were often caused by poor hygienic standards and diets lacking in vitamins and calories. Gregorian writing is full of descriptions of children who are blind, deaf, deformed, arthritic, paralysed or epileptic. Sometimes children's bodies took on such peculiar shapes as the result of muscle contraction that the children were put in sideshows open to the curiosity of a paying public. The same sources, however, also report moments of happy family life; mothers and fathers who lovingly look after their little ones and, despairingly helpless when they fall ill, turn to the intercession of saints to supplicate their recovery. There were also parents who, concerned about their children's education, engaged distinguished tutors, or, more often, offered (or perhaps we should say abandoned) them to important monastic orders where they were certain to receive a good education. In short, the society of the early Middle Ages did not actually disown the puer, but nothing makes us affirm that they considered him for his specificity. He was «after all an ambiguous being, at the same time present and absent».


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