Luoi o lei? Un'indagine esplorativa sugli stereopiti di genere in un campione di studenti di Scienze della Formazione

Maria Elvira De Caroli, Orazio Licciardello, Elisabetta Sagone, Salvatore Anello Pignatello

Abstract


Nel nostro contributo di ricerca abbiamo esplorato gli stereotipi di genere, relativi ai giocattoli, ai tratti socio-cognitivi e alle professioni, in un campione di 156 studenti della Facoltà di Scienze della Formazione. Gli strumenti impiegati sono costituiti da tre gender choice, riferite alla scelta del giocattolo («Gender Toy Choice»), a quella dei tratti socio-cognitivi («Gender Trait Choice») e a quella delle professioni («Gender Job Choice»); si tratta di n. 101 diapositive (presentate in ordine casuale ma uguale per ciascun soggetto), divise in n. 32 per la «Gender Toy Choice», n. 36 per la «Gender Trait Choice» e n. 33 per la «Gender Job Choice» e due silhouette, raffiguranti un maschio ed una femmina, alle quali i soggetti devono attribuire, mediante la scelta «forzata», ciascun giocattolo, tratto e professione. L’analisi dei dati è stata effettuata raggruppando i risultati in tre sezioni: a) «Gender Toy Choice», b) «Gender Trait Choice» e c) «Gender Job Choice», indicando la «soglia di stereotipia» di ogni giocattolo, tratto e professione (stabilita in un range, condiviso da maschi e femmine, compreso tra il 70% e il 100%).
a) Per la «Gender Toy Choice», il nostro campione mostra elevati livelli di stereotipia, associando al «genere» femminile oggetti ludici collegati, per lo più, alla cura dell’aspetto fisico e al setting domestico, mentre al «genere» maschile quelli connessi alla guerra, alla tecnologia e alla locomozione.
b) Per la «Gender Trait Choice», su 36 tratti, soltanto 4 superano la «soglia di stereotipia» (70%), ciò che dimostra una maggiore «permeabilità» dei confini psicologici del «maschile» e del «femminile». Le caratteristiche che, per il nostro campione, rendono tipicamente differenti i due generi sembrano essersi ridotte e modificate: mentre il «genere» maschile è definito da pochi tratti comunque connotati negativamente, che rimandano ad uno stile relazionale caratterizzato dallo scontro fisico-verbale, il «genere» femminile sembra essere contraddistinto esclusivamente dalla «loquacità».
c) Per la «Gender Job Choice», il nostro campione associa al «genere» maschile un repertorio occupazionale più articolato (19 professioni), caratterizzato da attività sia di tipo pratico-manuale, sia di alto profilo specialistico e culturale. Al «genere» femminile viene, invece, associato un numero abbastanza ridotto di attività (7 professioni), espletabili, per lo più, in ambito domestico-familiare. Sulla base di tali risultati appare opportuno riflettere sul ruolo che gli stereotipi di genere svolgono nel percorso formativo degli studenti (in particolar modo, di quelli che frequentano la Facoltà di Scienze della Formazione), che dovrebbero essere messi in condizione (anche per la specificità delle professioni alle quali si preparano) di diventare consapevoli degli atteggiamenti stereotipici che contribuiscono a semantizzare la realtà con cui ogni individuo entra in contatto.


Riferimenti bibliografici



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